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Due Chiacchere Con Samuele De Benetti

by: TropsolariM_189

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Intervista a Samuele De Benetti, presidente Silvolley

Samuele De Benetti riveste il ruolo di presidente del Silvolley, ma per lui questa posizione va ben oltre il semplice titolo. Il Silvolley per lui non è solo una società sportiva, ma piuttosto un sogno da coltivare. Uno dei principali obiettivi è quello di realizzare una Club House all’interno del palazzetto dello sport di Trebaseleghe, un progetto che incarna l’essenza stessa della nostra visione.

Ciò che rende il Silvolley unico è il suo impegno a garantire la pratica della pallavolo gratuita a tutti i giovani del settore giovanile da ormai due anni.  L’ambizione personale di Samuele è chiara e determinata: lavorare in una società che partecipi attivamente a un campionato di Serie A.

Ciao Presidente! o preferisci Samuele?

Le prime volte sentirmi chiamare Presidente mi suonava strano, ora ci sono abituato e sicuramente mi fa piacere.

Ci sono 2 Samuele: quello che è stato Atleta e quello che è diventato presidente del Silvolley. Partiamo dal primo.
Riassumi brevemente la tua carriera da atleta (quali sono stati le squadre e le categorie)
  • Giovanili alla US Albertina Pallavolo (ora Kosmos Volley)
  • US Albertina Pallavolo 1 stagione in serie C
  • Silvolley 5 anni, 3 stagioni in B2 e 2 stagioni in B1
  • Volley Favaro 2 stagioni in B2
  • Volley Marca Paese 4 stagioni in B2

Il risultato più importante è stato sicuramente l’innamoramento per lo sport, nella pallavolo invece due promozioni dalla B2 alla B1. Da allenatore invece le finali nazionali raggiunte con l’under 13 maschile.

Ci racconti di 5 atleti con i quale hai giocato e il motivo per il quale ti va di raccontarci? di loro (il più bravo, il più rompipalle, il più grintoso, ...)

Se mi permetti tolgo 2 atleti e inserisco un dirigente e un allenatore.

Atleta 1: Cristian Stival. Il giocatore più carismatico con cui ho giocato. Se dovessi spiegare come dev’essere il capitano di una squadra, prenderei lui ad esempio.

Atleta 2: Omar Squizzato. L’agonismo fatto persona. La parola sconfitta non faceva parte del suo vocabolario. Dalla partita a carte in pullman durante una trasferta, alla finale play-off per giocarsi la promozione, la sua voglia di vincere era sempre la stessa. Con lui ho imparato l’intensità negli allenamenti e l’attaccamento alla maglia.

Atleta 3: Fabio Balaso. Che dire del miglior libero del mondo?! Ho avuto la fortuna di giocare con lui sedicenne in B1 e le doti che mi hanno impressionato di Fabio sono state la determinazione e il miglioramento continuo giorno dopo giorno.

Dirigente 1: Raffaele Carnio. Raffa mi ha fatto capire l’importanza del dirigente all’interno di un gruppo. Voleva bene a tutti i suoi “stalloni” in modo uguale e in questo ho cercato di imitarlo nei rapporti con gli atleti e le atlete della società.

Allenatore 1: Luciano Sturam. Professionalità è la parola che più lo identifica. Nelle stagioni che ho allenato ho cercato di ispirarmi al suo modo di preparare gli allenamenti. Mi ha insegnato che solo tramite l’allenamento arrivano i risultati e che non ci sono alibi per le sconfitte.

Poi decidi di diventare presidente, cosa ti ha portato ad una decisione del genere? Da quanti anni sei presidente del Silvolley?

In realtà non ho deciso, è capitato. Gianni Bottacin era da un anno che cercava invano qualcuno che lo sostituisse, io all’epoca ero allenatore e giocatore, chiacchierando un giorno con Francesco Spolaor mio dirigente accompagnatore ad un certo punto mi dice “Ma perché non lo fai tu?!” e da lì è nato tutto. Sono presidente ormai da 11 anni e devo dire che sono volati.

Che caratteristiche e soprattutto che competenze servono per fare il presidente di una società sportiva al giorno d'oggi?

Il presidente deve cercare di far convivere all’interno dello stesso ambiente persone con caratteristiche molto diverse tra loro. E’ questa sicuramente la parte più difficile.

Deve saper poi ovviamente “far di conto” per cercare di portare la stagione a termine e cercare di mantenere sani rapporti con tutti i protagonisti della vita dell’associazione, dagli amministratori e dirigenti comunali ai rappresentanti della federazione provinciale e regionale (Roma al momento è lontana) senza dimenticare gli imprenditori che ci permettono di fare attività.

Come si gestiscono i ruoli in una società sportiva?

In una visione utopistica i ruoli si gestiscono in base alle capacità ma nella realtà lo si fa in base alle disponibilità delle persone. Le persone poi però vanno formate e qui arriva il difficile ma anche la parte più stimolante e che da più soddisfazione quando si ottengono i risultati, che non sono esclusivamente sportivi.

Non vogliamo sapere come si gestiscono i momenti belli (non credo sia difficile...), ma quelli brutti, anche in termine sportivo.

Se c’è una cosa che mi ha insegnato il mondo dello sport è proprio la sconfitta. Va per prima cosa accettata, successivamente analizzata e studiata per cercare di evitare gli stessi errori, sempre che ci siano stati perché a volte va dato merito alla bravura degli avversari.

Quali solo le persone più strette che ti accompagnano in questa avventura? Quelle senza le quali non ce la potresti fare?

Ne cito una con la quale condivido tutto da quando ho iniziato a giocare nel minivolley, Dario.

Abbiamo veramente vissuto assieme tutte le gioie (due finali nazionali a Cagliari e Bastia Umbra) e le delusioni però sempre con la consapevolezza che riceviamo di più rispetto a quello che diamo. Dario è un amico, anzi l’Amico, un confidente, una persona con cui litigo ma a cui voglio un bene dell’anima, una persona buona ma con il suo carattere. Dario è, come dicono tutti, il vero capo.

Quali sono i dirigenti che ritieni più capaci al tuo livello (serie B, serie A3)?

In questo periodo direi che tutte le società che riescono a portare a termine un campionato hanno a mio avviso dei dirigenti capaci. La prossima stagione sarà la quarantesima per noi consecutiva in un campionato nazionale quindi un plauso va fatto a tutti i dirigenti Silvolley che hanno permesso questo dal 1973 ad oggi.

Cerco poi di guardare le società che abbiamo affrontato in questi anni e che ora partecipano a campionati di serie A come Porto Viro, Prata, Motta di Livenza e San Donà. Tutte queste hanno al loro interno dirigenti capaci e da cui posso imparare.

Parlando un pò della serie B, un gruppo giovane, molto promettente, ma dai risultati altalenanti. Come la vedi?

Dal punto di vista dei risultati sicuramente non siamo soddisfatti della stagione sportiva che si sta concludendo. Le colpe sono ovviamente di tutti i protagonisti (dirigenza, staff e atleti) e cercheremo di valutare nel modo più oggettivo possibile quanto accaduto affinchè la prossima stagione sia migliore.

Anche lo staff tecnico è molto giovane, ti vediamo affiatato a loro. Che prospettive ci sono?

Affiatato allo staff per quel che può essere un presidente purtroppo, il rispetto dei ruoli è fondamentale. Avendo giocato e avendo conseguito il patentino da allenatore la parte di campo mi piace e coinvolge.

In Matteo Daldello allenatore sono stato il primo a crederci e quando l’ho proposto a Ivano Novello anche lui mi ha subito detto di sì. Direi che sta ripagando la fiducia data in questi anni. Federico Orsatti è stato quest’anno una piacevolissima scoperta. L’avevo affrontato in passato da avversario e ne avevo sempre sentito parlare in termine positivi dai suoi ex atleti però si è rivelato ancora migliore di come lo descrivevano.

Alessio Carraro è con noi dal 2015 mentre la mia strada si è incrociata con la sua molto tempo fa essendo nati nello stesso ospedale a pochi giorni di distanza. La sua professionalità è qualcosa che ci qualifica e in questi otto anni tutti gli atleti passati per Trebaseleghe hanno dato il massimo con lui.

Walter Baldan è arrivato invece 5 anni fa e con lui ho avuto la fortuna di collaborare ancora quando giocavo. Le sue mani “possono esse fero o possono esse piuma” e c’è chi lo vorrebbe in palestra ogni sera.

Gennaro Esposito è la persona con cui ho passato più tempo al telefono in queste ultime stagioni. E’ estremamente professionale in quello che fa perché ci mette cuore e anima. Cerca di far funzionare tutto al meglio e se non succede i muri del palazzetto tremano.

In Giorgio Reginato c’è la passione e l’amore per la pallavolo e per lo stare in mezzo ai ragazzi. Ogni giorno è il primo ad arrivare e l’ultimo a uscire dalla palestra. Se potessi clonare qualcuno all’interno della società sarebbe sicuramente lui.

Quest'anno condividete il palazzetto con Altafratte, società di serie A2 femminile. Come ci sei riuscito? Quali sono stati i benefit ottenuti e quali le difficoltà avute?

Diciamo che il presidente Rizzo durante la bellissima cavalcata del campionato di B1 ha cominciato a guardarsi attorno per cercare un palazzetto abbastanza capiente nel caso in cui fossero riusciti a fare la promozione in serie A2. Da lì abbiamo iniziato un dialogo sincero ed è nata la volontà da parte di entrambe le parti di provare a condividere la nostra casa.

La cosa più bella è sicuramente il potersi confrontare con dirigenti di un’altra società che ha come noi 50 anni di attività alle spalle, le difficoltà sono solamente logistiche e di organizzazione degli orari ma ho trovato piena collaborazione sia dall’istituto scolastico che dall’amministrazione comunale.

Quali sono i progetti futuri per il Silvolley? E le tue ambizioni future?

Il sogno come Silvolley è quello di riuscire a creare una Club House presso il palazzetto dello sport di Trebaseleghe mentre il progetto a cui teniamo è quello della pallavolo gratuita per i nostri ragazzi e ragazze del settore giovanile che è nato due anni fa.

La mia ambizione personale è sicuramente quella di lavorare in una società che partecipa a un campionato di serie A.

Che altre domande ti saresti fatto?

Chi vuoi ringraziare? La mia famiglia.

Grazie Samuele, e in bocca al lupo per tutto!

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